La reporter di guerra racconta Ucraina e Gaza, tra testimonianze dirette e analisi geopolitiche
PIEVE DI SOLIGO — La giornalista e inviata di guerra Francesca Mannocchi è intervenuta al terzo appuntamento dell’ottava edizione di Pieve Incontra, rassegna culturale promossa dal Comune di Pieve di Soligo. L’incontro ha visto la partecipazione degli studenti dell’ISIS Marco Casagrande e si è concentrato sull’attualità dei conflitti in Ucraina e nella Striscia di Gaza, attraverso l’esperienza diretta della reporter.
L’assessore alla cultura Eleonora Sec ha aperto l’incontro sottolineando l’impegno dell’amministrazione sul tema dei conflitti e della pace, e ha ringraziato Adriana Rasera, curatrice dell’evento, e gli sponsor locali.
Ucraina: narrazione e realtà
Introdotta da Adriana Rasera, Mannocchi ha tracciato un quadro della situazione in Ucraina, criticando la distanza tra il racconto mediatico e ciò che accade sul campo. «Un tavolo di pace per l’Ucraina non esiste senza la partecipazione del paese aggredito», ha dichiarato. Secondo la giornalista, gli inviati di guerra, indipendentemente dalla loro linea editoriale, condividono una lettura simile della realtà, distante dalla “narrazione d’opinione” di molti studi televisivi.
L’evento di Bucha, con la scoperta di fosse comuni e segnalazioni di esecuzioni di civili da parte dell’esercito russo, viene indicato come uno spartiacque. Secondo Mannocchi, prima di quel momento esistevano margini di mediazione, poi sfumati. L’obiettivo iniziale della Russia, afferma, era la conquista di Kiev per sostituire il governo, non il solo controllo del Donbas.
Mannocchi ha criticato l’uso disinvolto del termine riarmo e ha sostenuto la necessità di una difesa europea comune, soprattutto alla luce di un possibile disimpegno degli Stati Uniti. Ha evidenziato l’importanza di integrare in questo dibattito anche i parametri di giustizia sociale.
Gaza: emergenza umanitaria e diritto internazionale
Parlando della situazione nella Striscia di Gaza, Mannocchi ha tracciato un quadro allarmante: «Credo che a Gaza sia in atto una pulizia etnica e un genocidio». Ha citato il blocco di cibo e medicinali, la distruzione di infrastrutture civili e il numero elevato di morti, tra cui molti minori. Ha criticato il governo israeliano guidato da Netanyahu, sostenendo che la guerra ne garantisce la sopravvivenza politica.
Ha posto interrogativi sulla democrazia israeliana, definendola confessionale, e ha riportato le denunce di apartheid da parte di organizzazioni internazionali. Ha anche parlato della detenzione amministrativa nei territori palestinesi, che coinvolge anche minori, e ha ricordato l’esistenza di giovani israeliani che si rifiutano di prestare servizio militare per motivi etici.
Dialogo con gli studenti
Durante la parte conclusiva dell’incontro, gli studenti dell’ISIS Casagrande hanno posto domande dirette. Mannocchi ha affermato di non aver mai fatto compromessi sui contenuti e ha espresso la volontà di continuare a raccontare, nonostante i rischi: «I pericoli che corriamo noi giornalisti sono minimi rispetto al dramma vissuto dalle persone che raccontiamo».
Interrogata sulla possibilità di convivenza pacifica tra giovani israeliani e palestinesi, si è detta pessimista: «C’è una mancanza di conoscenza reciproca alimentata dalla segregazione». Ha parlato di un’intera generazione di bambini a Gaza senza accesso all’istruzione o a figure familiari sopravvissute, evidenziando il rischio di una crisi umanitaria a lungo termine.
Alla domanda sui suoi prossimi impegni, Mannocchi ha indicato il Ciad, al confine con il Sudan, in occasione del secondo anniversario dell’inizio del conflitto sudanese, definito anch’esso una guerra dimenticata.
L’incontro si è concluso con i ringraziamenti ai presenti e ai collaboratori, e l’annuncio del prossimo appuntamento della rassegna culturale.