
Confindustria esprime il proprio sostegno al mercato del vino dealcolato, stimando un valore potenziale di 50 milioni di euro. Alcune cantine venete mostrano interesse, con investimenti previsti di circa un milione di euro per impianto. Tuttavia, i Consorzi di tutela, in particolare quello del Conegliano Valdobbiadene, precisano i limiti di questa innovazione.
Investimenti e opportunità
Secondo l’azienda vinicola Bottega, molte cantine venete stanno valutando l’ingresso nel settore del vino senza alcol. “Molte cantine in Veneto hanno espresso interesse ad approcciare questo mercato”, afferma l’azienda. Gli investimenti necessari per l’adeguamento degli impianti si aggirano intorno a un milione di euro per ciascuna struttura.
Il punto di vista dei Consorzi di tutela
Il presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene, Franco Adami, chiarisce la distinzione tra i vini comuni e quelli a denominazione di origine controllata e garantita (Docg). “Dobbiamo mettere molto bene in chiaro che ciò che riguarda il vino dealcolato non riguarda le Docg: tu puoi dealcolare vini comuni, non vini che hanno denominazione”, afferma.
Adami sottolinea che le caratteristiche distintive dei vini Docg derivano dal territorio e che la dealcolazione potrebbe alterarne le qualità originali. “Il Prosecco Docg dealcolato non è prosecco, è una cosa diversa”, aggiunge. Esclude inoltre la possibilità di una versione dealcolata del Conegliano Valdobbiadene: “Di certo posso dire che non esisterà un Conegliano Valdobbiadene dealcolato”.
Il ruolo della gradazione alcolica nel Prosecco
Il presidente ribadisce che il Prosecco, con una gradazione compresa tra 10,5 e 11,5 gradi, è già un vino leggero e attuale. “Il Conegliano Valdobbiadene è un vino assolutamente contemporaneo”, afferma. Secondo Adami, il dibattito sulla dealcolazione riguarda altre categorie di vino, ma non il Prosecco, la cui bassa gradazione alcolica è una caratteristica naturale.