L’associazione “Dalla Guerra alla Pace. Forte alla Gatta”, in collaborazione e con il contributo della Città di Pieve di Soligo, dedica una mostra retrospettiva al pittore Gherardo Pittarello (Venezia 1934 – 2019) che verrà inaugurata sabato 4 febbraio 2023 alle ore 17.00, in Villa Brandolini.
Nato a Venezia nel 1934 e formatosi nella locale Accademia, sotto la guida di Gastone Breddo, Giuseppe Cesetti e Giuseppe Santomaso, Gherardo Pittarello è venuto maturando per proprio conto una personale concezione della pittura come umanissima comunicazione tra creatore e fruitore, avendo l’immagine del reale, aperta a tutti, come irrinunciabile termine di relazione.
Un modo d’intendere la pittura, questo, volto eticamente a combattere qualsiasi caduta nel vago e nell’indefinito attribuendo al disegno la capacità di tradurre in immagine e in cognizione le percezioni e gli infiniti impulsi intercorrenti tra il soggetto e la multiforme plasticità degli enti, anche sulla base delle segrete qualità della geometria, intesa quale sempre mobile e attiva dialettica di liberi punti nello spazio, in grado al di là di ogni prospettiva aprioristicamente privilegiata, di rendere in maniera inconfondibile le conformazioni e le fisionomie delle cose, degli ambienti e delle persone.
Nelle sue Figure, come costrette e limitate da una esistenza priva di slanci o utopie, già dalla fine degli anni Cinquanta, fondamentale apparirà la postura, concepita quale sintesi e sedimentazione di un particolare modo di affrontare il lavoro e la vita.
Quasi per reazione appariranno quindi, agli inizi degli anni Settanta le sue Figure senza gravità: immediate e ariose concrezioni di luce e di colore librantesi liberamente nello spazio. E tuttavia proprio la spontaneità e la facilità con cui tali opere verranno alla luce, non potevano per certi versi soddisfare completamente un uomo come Pittarello, convinto che la pittura sia in primo luogo lavoro: complicato processo di distinzione, decantazione e chiarificazione degli impulsi visivi, arduo percorso di formazione della persona dell’artista e, insieme, continua maturazione della sua comunicativa umanità.
Nasceranno così le sue immagini dedicate alla montagna: alla fatica dell’ascesa, alla volontà di cercare l’altezza nonostante gli ostacoli e il peso delle difficoltà. Nella sua pittura Pittarello affronterà altresì le tematiche della Natura morta, del Ritratto, e soprattutto del Paesaggio. Splendidi sono, tra gli altri, i suoi paesaggi montani, dai quali traspare la sua grande passione per la pratica dell’ascensione alpinistica, coltivata con grande impegno e assiduità.
Talvolta, nei suoi quadri, i colori sembrano come frangersi in un sempre più accentuato bombardamento percettivo che tuttavia non giunge mai a compromettere la forte e precisa struttura dell’immagine.
In seguito, nell’ampia serie dei Profili, semplici crinali di colline o di monti, talora coronati da alberi rigogliosi, affiora una sempre più sintetica e profonda tensione all’universale. In questo contesto il colore, pur partendo dagli originari attributi di matrice postimpressionista, vira verso estensioni tonali di perspicuità ideale e meditativa, fino, talvolta, a pervenire alle ulteriori intensificazioni del monocromo, in una sospesa aura contemplativa, liricamente esplorata anche nell’estremo ciclo delle Lune.
La mostra, curata da Dino Marangon con la collaborazione organizzativa di Pierangelo Zanco e accompagnata da una monografia di oltre 200 pagine, presentando oltre 60 opere, anche di grande formato, intende proporsi come una prima importante retrospettiva in grado di portare all’attenzione del pubblico e della critica un pittore particolarmente schivo e appartato, nonostante le numerose e importanti esposizioni e il suo significativo impegno nella didattica artistica: un settore quest’ultimo nell’ambito del quale Pittarello ha insegnato Discipline Pittoriche a Padova e a Venezia ed è stato Preside al Liceo Artistico Statale di Busto Arsizio e a quello di Treviso.
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