Non capita tutti i giorni, ma soprattutto non capita ovunque, che un negoziante ringrazi i propri clienti attraverso una poesia.
Era il 1947 quando Attilio e Maria arrivarono a Segusino per aprire un panificio: “…non erano sicuramente tempi brillanti e i sacrifici erano tanti, ma la loro determinazione faceva svanire qualsiasi preoccupazione…”.
Una storia che se guardata con gli occhi di oggi sembra quasi una fiaba, con i suoi momenti belli (“la nonna in negozio, il nonno in bicicletta” ), quasi a voler rendere omaggio alla fatica di quei tempi ma contemporaneamente sottolinearne i lati positivi, un po’ come in un romanzo; senza tralasciare però i momenti difficili e nemmeno i momenti brutti, come la tragica perdita di due dei tre figli di Attilio e Maria.
A portare avanti il lavoro di nonna e nonno ci fu Ida, “la figlia più grande, che per il panificio sarà la colonna portante”.
E come non ricordare il profumo del pane quando si entrava in panificio o ci si passava davanti, o le fiamme del forno a legna che si intravedeva nel retrobottega, il gusto delle “fùazse” (pane dolce con uvetta e con sopra la granella di zucchero), il sapore dei krapfen alla crema o i super panettoni farciti a Natale?
Purtroppo però i momenti difficili non erano finiti: anche nonno Attilio nel pieno dell’attività se n’è andato, lasciando a nonna Maria e alla figlia Ida l’arduo compito di mandare avanti il panificio.
“La morte di tutti, improvvisa e precoce, ha provocato un dolore atroce che il lavoro ha saputo far superare e così la vita poter continuare…” : così prosegue la poesia, raccontando anche dell’arrivo di Ado, colui che sarà poi il marito di Ida. Due nomi che, se non fosse per chi li conosce, potrebbero sembrare il frutto dell’immaginazione del romanzo fiabesco!
Ida e Ado proseguono negli anni l’attività di nonna Maria e nonno Attilio, fino all’arrivo della loro figlia Emanuela e poi del genero Paolo, metalmeccanico che per amore di Emanuela e per passione per il pane raccoglie il testimone da Ida e Ado, mettendosi anche lui con le “mani in pasta”, nel vero senso della parola!
“…ora si è unita anche la figlia Elisabetta che è pronta a sperimentare la sua gavetta”.
Ebbene: Elisabetta, figlia di Emanuela e Paolo, è la pro-nipote di Maria e Attilio, quei due giovani bisnonni avventurieri che nel ’47 arrivarono a Segusino, questo piccolo paesino quasi dimenticato, per fare quello che allora (e anche oggi) è il bene più prezioso per ognuno di noi quando ci sediamo a tavola: il pane.
Tutto questo racconto potrebbe sembrare la trama di un film, scritta a tavolino ed ambientata in un paesino disperso della pedemontana veneta…ma invece è pura realtà!
Quella realtà che ci fa capire quanta storia ci sia dietro ad una semplice pagnotta di pane, quanto sia importante difendere e valorizzare i piccoli negozi di paese, perché loro sono la storia, perché loro hanno “dato” a generazioni intere. Loro, i piccoli negozi coi loro piccoli negozianti hanno da sempre portato il sorriso ad ogni buongiorno. Da loro, dove non esiste cliente e negoziante, ma solo cortesia, amicizia e fiducia reciproca; cosa che era (ed è) la base di tutto.
E allora è proprio il caso di dirlo: la poesia (tanto per rimanere in tema!) del fare acquisti in questi posti davvero non ha prezzo!
Oggi, a nonna Maria e a nonno Attilio, a mamma Ida e a papà Ado, a Emanuela e Paolo ed ora anche a Elisabetta, va un “GRAZIE!”. Grazie perché attraverso questa poesia probabilmente a molti dei nostri lettori (come anche allo scrivente) in questo istante stanno sicuramente scorrendo davanti agli occhi innumerevoli scene quotidiane di vita, ognuno per il proprio paese, ognuno della propria infanzia, ognuno della “propria nonna Maria o del proprio nonno Attilio” e del loro piccolo negozietto, persone e realtà che non dovremo permettere mai a niente e nessuno di toccarci o di metterne in dubbio l’esistenza e la sopravvivenza!
La poesia che abbiamo citato è la storia del Panificio Roncato a Segusino (TV), lasciamo ai lettori la curiosità di scoprire da soli questa piccola realtà… giovane di 75 anni!
… E chissà che a qualche regista, leggendo queste righe, non venga per davvero la voglia di farlo diventare un film!
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