Un incontro entrato ormai nella consuetudine, per enologi, tecnici, consumatori, operatori commerciali e della ristorazione che a ogni inizio d’estate si ritrovano per ricercare il carattere d’annata del Conegliano Valdobbiadene Docg.
Un appuntamento molto atteso, organizzato dalla Confraternita, che, lunedì e martedì scorsi, ha riunito complessivamente una cinquantina di specialisti del settore presso la sala Mostra di San Pietro di Barbozza: “Si tratta – afferma il Gran Maestro Enrico Bortolomiol – di una degustazione alla cieca su una trentina di bottiglie della Denominazione, fornite da altrettante aziende locali, rappresentative dal punto di vista territoriale e produttivo.
L’obiettivo è quello di elaborare un’indagine seria e puntuale, che mira a individuare i caratteri organolettici e chimico-fisici della produzione annuale, anche in riferimento all’andamento meteo-climatico. Un impegno che la Confraternita di Valdobbiadene si assume da quattro anni, con grande senso di responsabilità, per prendere coscienza, e diffondere, l’esatta fotografia della realtà tal quale, anche dal punto di vista dei residui fitosanitari, al di là e oltre ogni tipo di strumentalizzazione e di allarmismo”.
“Negli ultimi anni – prosegue Floriano Curto, presidente della Fondazione Valdobbiadene Spumante – abbiamo raccolto una gran mole di preziose informazioni, che costituiscono un autentico ‘tesoretto’ per il nostro territorio e una interessante, e inedita, fonte di dati di studio”. Quando si parla di vino infatti, e qualora si intenda approfondirne l’esame e la disamina, l’analisi va condotta con metodo. Per avere una panoramica esatta dell’annata, della qualità delle uve, del quadro aromatico, ma anche delle preferenze, degli enologi e dei consumatori, è importante avviare un dialogo serio e condurre una ricerca analitica e trasversale.
I risultati sono piuttosto interessanti. Uno su tutti? I residui da trattamenti fitosanitari. Stando ai vini analizzati negli ultimi quattro anni, i cui dati sono registrati, archiviati, e consultabili, moltissimi hanno rasentato i valori del biologico, con parametri prossimi allo zero. Si tratta dunque di dati che portano a smentire una certa vox populi, e che per converso parlano di una viticoltura sostenibile e di un vino sano.
“Certamente – si è detto durante gli incontri di San Pietro di Barbozza – non siamo all’anno zero. Di sicuro resta molto da fare. Tuttavia sulle colline Unesco e per il Conegliano Valdobbiadene Docg c’è un’attenzione crescente, tra gli addetti ai lavori, per l’ambiente e per la qualità del prodotto finito”. La banca dati che stiamo creando – conclude Enrico Bortolomiol – va a tratteggiare una mappa completa dei caratteri d’annata. Materiale che la Confraternita mette a disposizione del territorio e di quanti, ricercatori e studiosi, vorranno analizzarli. Rientra inoltre tra i nostri interessi constatare se vi è corrispondenza fra il lavoro dell’enologo e la percezione del prodotto e quale relazione intercorra tra le caratteristiche del vino e la scelta del consumatore”.
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