Nel quarantesimo anniversario dell’assassinio dell’ingegner Giuseppe Taliercio, direttore generale del Petrolchimico di Porto Marghera – avvenuto il 5 luglio del 1981 e terzo omicidio delle Brigate rosse in quell’anno a Mestre dopo quelli del vicedirettore dello stabilimento, Sergio Gori, e del vicequestore aggiunto, Alfredo Albanese – lunedì 28 giugno, in Consiglio Regionale a Palazzo Ferro Fini a Venezia, è stato presentato il libro “Cronache di Piombo” di Adriano Favaro.

L’autore, già inviato speciale e caporedattore del Gazzettino, ritorna in quegli anni attraverso testimonianze raccolte oggi. Un racconto che ha come perno il disegno in cui un bambino di otto anni riporta la scena dell’uccisione di Sergio Gori a cui aveva assistito casualmente dalle finestre di casa.

A distanza di quarant’anni, quel bambino non è in grado di ricordare e dare una risposta alla figlia adolescente che chiede cosa sono stati gli anni di piombo. In questo vuoto si inserisce l’ormai non più giovane cronista, ritessendo la tela di quegli anni nel Veneto, attraverso i ricordi – alcuni con particolari inediti – dei parenti delle vittime.

Non secondaria alla dinamica del libro è la prefazione di Vittorio Rizzi, direttore centrale della Polizia Criminale, e già dirigente della Squadra Mobile veneziana.

“Il quarantesimo anniversario di tre omicidi efferati che hanno così tanto segnato la nostra storia – sottolinea il Presidente Zaia – ci impone il doveroso ricordo di tutte le vittime degli anni di piombo. Oggi ci appare impensabile che un paese non in guerra sia stato per un così lungo periodo costretto a piangere ogni giorno vittime tra i servitori dello Stato ma anche tra lavoratori e cittadini. Un motivo che a maggior ragione ci impone di non dimenticare. Ancor più incredibile è pensare che il nostro Veneto, la stessa regione che negli anni successivi sarebbe stata protagonista di uno sviluppo economico e sociale senza precedenti, sia stata un crocevia di primaria importanza per il terrorismo sia nero sia rosso”.

“La memoria non deve venire mai meno – conclude Zaia – perché è il primo passo per la giustizia. Anche quella giustizia che non sempre si è riusciti a raggiungere con indagini e processi o che è stata vanificata da latitanze. Sono passati tanti anni ma per chi le ha patite le sofferenze sono ancora vive. La dignità e la forza dimostrata dai familiari delle vittime del terrorismo, e da tanti sopravvissuti con ferite e menomazioni, non può essere fraintesa con un invito all’oblio. A chi porta ancora i segni fisici e interiori di quegli anni tremendi va il pensiero di vicinanza e la mia solidarietà”.

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Di Sergio Capretta

Presidente e direttore responsabile di Valdo Tv, Organizzazione Giornalistica Europea Giornalista indipendente. European Journalist GNS Association - International News Agency Esperto nel settore dei media online e videomaking. Esperto in editing non lineare, social media, video, Web e programmazione.

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