Ore 8.05. Una mattina grigia e nuvolosa. Un ragazzo esce da un’auto scura. Ha la cartella leggera. Si avvia per le scale e ci viene incontro, mentre parliamo con le bidelle. Bocca e naso coperti da una mascherina. “Abbiamo quattro studenti questa mattina” inizia a raccontare una delle due signore. “L’esame dura circa un’ora, poi abbiamo un quarto d’ora per sanificare – spiegano – Abbiamo due percorsi ben distinti per i ragazzi, uno per l’entrata e uno per l’uscita”. Siamo all’IPSIA Carlo Rizzarda; e quella di quest’anno è una maturità del tutto particolare. La bidella si sincera che il ragazzo abbia i guanti, e che si sia igienizzato le mani. L’altra gli chiede come si sente, se ha studiato. Il ragazzo non risponde, sorride. Si sa, per questo tipo di prove non si è mai pronti del tutto. La situazione è tranquilla, ma si respira un’ agitazione impalpabile. Tipica, dirà qualcuno, in contesti come questo.
Trascorriamo i minuti in silenzio. Il ragazzo tira fuori dei fogli, tutti scarabocchiati. Scambia qualche parola e un sorriso per piccoli attimi. E il resto del tempo lo passa così, con gli occhi che si spostano dal foglio a noi, da noi al foglio. Finché non si sente un “Vieni”. La bidella lo accompagna cinque minuti in anticipo, indicandogli il percorso COVID. Ci salutiamo con un “In bocca al lupo”. E il ragazzo scompare, come inghiottito dalle aule vuote e fredde della scuola.
Quella a cui abbiamo assistito è una situazione che forse hanno vissuto anche molti altri studenti nelle scuole superiori di Feltre, alle prese con l’esame di maturità 2020, dopo l’emergenza del coronavirus.
“L’organizzazione è la consueta, solo con qualche accorgimento in più – spiega il vicepresidente della commissione d’esame del Rizzarda; abbiamo tempo solo qualche minuto per una breve intervista prima che inizi ufficialmente il primo esame di maturità – noi docenti siamo separati l’uno dall’altro di qualche metro. Ovviamente siamo dotati di mascherina, guanti e igienizzante per le mani.
Oltre al dialogo, durante l’esame il ragazzo lavorerà anche al computer. I maturandi inizieranno con un elaborato, cioè una relazione o una presentazione digitale, molto spesso PowerPoint, proiettata sulla LIM (lavagna interattiva multimediale).
La didattica a distanza ha separato ancora di più le due categorie di studenti, quelli più impegnati e quelli la cui passione non è proprio lo studio. Durante il periodo di quarantena siamo stati attrezzati per affrontare le lezioni online, salvo rari casi”.
E conclude, con tono frettoloso e concitato: “Devo scappare, comincia l’esame”.
Metà mattinata. Istituto Tecnico Colotti. Incontriamo all’ingresso una ragazza, una delle prime “maturate” della scuola, da poco uscita dalla struttura. Sta parlando vivacemente con un’altra ragazza, presumibilmente compagna di classe (o meglio, ora ex compagna di classe). Ci racconta com’è andata, come si è svolto l’esame, che materie ha affrontato, cosa le hanno chiesto i professori. Il suo volto appare sereno, ma nel parlare, seppur con pacatezza, ha ancora quel piglio di agitazione, retaggio della situazione di tensione appena affrontata.
Ha avuto così inizio oggi una maturità del tutto inconsueta per i ragazzi che hanno concluso (o stanno per concludere) il ciclo di studi alle scuole superiori. La loro è stata (o sarà, da qui a breve) una prova del tutto particolare.
A coloro che sosterranno l’esame nei prossimi giorni, un sincero augurio di buona fortuna.
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