Ci segnalano la storia di Dalmazio, ragazzo disabile della provincia di Belluno.
Questo spaccato di vita è raccontato dal giornalista Marco D’Incà sulla testata web News in Quota: “La disabilità intellettiva e il virus: «Ora la gente può capire il significato della libertà negata“
A parlare di quotidianità in tempo di Coronavirus, la mamma, Milena Fistarol : “il primo pensiero è stato quasi egoistico, non lo nascondo. Ho pensato che forse adesso le persone potranno realmente comprendere cosa significhi non avere la libertà di agire, di muoversi, di poter fare ciò che si desidera in un periodo di tempo prolungato.“
A causa dell’emergenza, una serie di libertà costituzionali, che sembravano inviolabili e intoccabili, sono state sospese: libertà di circolazione (art. 16), libertà di associazione (art. 18), libertà religiosa (art.19) e libertà di iniziativa economica (art. 41). Sull’istruzione, anch’essa diritto, secondo art. 34, abbiamo discusso in questo articolo precedente: “L’UNESCO e il diritto al sapere a portata di click: “World Digital Library”.
In tempi normali, queste libertà sono tutelate anche in riferimento alle persone con disabilità, ma l’erogazione dei servizi che garantiscono l’effettività di tali diritti viene spesso a mancare.
Il risultato è una compromissione della vita sociale, economica e politica.
La stessa che stiamo sperimentando noi.
Oggi.
Si capisce, allora, come la mamma di Dalmazio paragoni questo periodo di ristrettezze a “quello che, in fondo è la nostra vita […] Ma sento pure un senso di pace. Perché mio figlio è tranquillo: abbiamo tempi più dilatati e tutto viene svolto con molta più calma».
Ma più si invoca il ritorno alla normalità, più questa presunta uguaglianza viene meno. Cosa che abbiamo fatto notare in Disabilità: come il Coronavirus accentua le discriminazioni, in cui si rifletteva come le regole comuni di prevenzione e contenimento Covid-19, come i piani di riaperture modulate e progressive per superare l’attuale lockdown, risultino implicitamente discriminatorie per gli affetti da disabilità cognitiva o fisica.
Perché crediamo che questo momento ci possa rendere migliori quando strilliamo sperando che “tutto possa tornare discriminatorio come e peggio di prima”?
Approfondiremo alcuni aspetti del tema nei prossimi giorni, anche a partire dalle vostre testimonianze. Se volete inviarci i vostri appelli, parlarci delle vostre paure o, semplicemente, esprimere la vostra opinione scriveteci: sofiaf.valdotv@gmail.com
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