Crocetta del Montello (TV) – Lo scorso venerdì 19 luglio si è tenuto l’ultimo dei due appuntamenti letterari organizzati dall’Associazione Culturale Anima a Villa Pontello per quest’estate 2019.

Dopo Jessica Zanardo, con il libro “La vita di un’altra”, è stata la volta di un altro giovane autore esordiente, Leonardo Albano, originario di Treviso, che durante la serata ha presentato il libro “Storie inconcludenti” (Santelli Editore), dialogando con Alessio Callegari, suo editor.

Argomento di questo evento, la filosofia: “Storie inconcludenti” racconta infatti dieci storie di dieci personaggi diversi e immaginari, racconti legati da un tema non molto considerato da questa disciplina: l’inconcludenza, appunto. Un concetto di cui si fa portavoce Maurice Bogart, filosofo, personaggio che nel libro funge da collante a tutte le storie narrate. Cos’è, dunque, l’inconcludenza?

Per scoprirlo, Leonardo racconta di essere sempre stato, fin da piccolo, una persona che si interroga su questioni profonde; le “solite” questioni profonde: chi siamo, da dove veniamo, cos’è la vita, e via discorrendo. Un “vizio”, o un’abitudine, che l’ha portato a iscriversi e poi laurearsi in Filosofia e Storia all’università Ca’ Foscari di Venezia.

Il libro nasce quindi dal bisogno di dare una risposta a queste domande. Da una «ferita», come la definisce lui. L’inconcludenza rappresenta da una parte l’insoddisfazione per non aver trovato risposta a queste sue domande, dall’altra è la «consapevolezza della complessità delle cose» ossia, spiega «il passo successivo all’ottenere le risposte. Cioè, è il diventare consapevoli di quelle risposte e del fatto che quelle risposte sono risposte proprie, relative, che vengono, e che verranno superate nel tempo; magari sono già state superate dagli altri, magari a qualcuno neanche tàngono.»

Leonardo è consapevole che le risposte che ha dato ad alcune sue domande sono relative, e con questa consapevolezza ha voluto scrivere e pubblicare il libro. Per parlare di inconcludenza, ha dunque dovuto essere lui stesso inconcludente. I personaggi dei suoi racconti non sono altro che “mezzi”, espedienti attraverso cui ha espresso le proprie idee riguardo a determinati argomenti.

Durante la serata, Leonardo ha definito questo libro un kòan. Kòan è un concetto orientale che indica uno scambio di battute tra allievo e maestro buddista, in cui l’allievo fa una domanda al maestro e riceve una risposta paradossale. Per fare un esempio pratico, l’allievo chiede “Che cos’è la mente?” e il maestro gli risponde “Il cielo è blu”. Questo per spingerlo a riflettere sulla paradossalità di questa risposta, e, attraverso questa, capire la natura ultima delle cose. Si tratta quasi di una presa in giro nei confronti dell’allievo, del maestro stesso, della dottrina che il maestro diffonde tra i suoi allievi.

In modo analogo, “Storie inconcludenti” è «una presa in giro nei confronti miei, del lettore, e della filosofia stessa. Alla fine l’inconcludenza, un pò come il kòan, illumina su una verità ultima delle cose. Che, per me, è l’eternità. Le cose devono essere, e oltre di noi saranno sempre, in qualche modo. Non sto parlando di vita e morte, sto parlando di… materia. È impossibile immaginare che le cose non siano!» L’inconcludenza è per lui quindi anche eternità continua, cioè il fatto che le cose non finiscono mai. «Puoi coglierla solamente nel momento in cui ti prendi in giro da solo, quindi rispondi in maniera paradossale a te stesso e alle cose, e ritorni alla vita in maniera giocosa.»

Ricapitolando: per Leonardo le cose sono inconcludenti perchè complesse; assumere consapevolezza di questo porta a stare sempre molto attenti, e a individuare l’unica morale possibile per capire questa complessità nello studio. «Prima di dire una cosa devo studiare; devo capire, devo affrontare qualcosa, devo ascoltare le opinioni degli altri… E dopo posso anche dire qualcosa. È, diciamo, una missione di umiltà… una sorta di saggezza pratica.»

L’inconcludenza ha dunque per Leonardo un risvolto effettivo nella vita di tutti i giorni. Per esempio, mettere in discussione ciò che diciamo, e ammettere che le risposte alle domande che ci facciamo sono relative, imparare ad ascoltare per capire, studiare per approfondire. O, ancora, il trovare sapienza dappertutto, perchè anche le cose più banali possono spingere a riflettere sulle questioni più profonde.

Storie inconcludenti” ci permette di riflettere su problemi e temi che trascendono da un mero approccio pratico alla vita?

La serata è stata organizzata dai ragazzi dell’associazione Anima, con lo scopo di iniziare a rianimare Villa Pontello, da anni in stato di abbandono, e per offrire ai giovani del territorio uno spazio in cui divertirsi in modo sano. Per aggiornamenti riguardo agli ultimi eventi:


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