
TREVISO – Giancarlo Gentilini, ex sindaco di Treviso, è morto il 24 aprile 2025 all’età di 95 anni. A comunicare la notizia sono stati la moglie Marta e i figli Antonio e Stefano. Negli ultimi giorni le sue condizioni di salute erano peggiorate, con complicazioni legate all’età.
Una carriera lunga trent’anni
Gentilini è stato una figura centrale nella politica locale e nazionale, rappresentante della Lega Nord delle origini. Eletto sindaco di Treviso nel 1994, ha ricoperto l’incarico per due mandati consecutivi fino al 2003, per poi rimanere attivo come vicesindaco e consigliere comunale fino al 2023.
Nel panorama politico è stato noto per un approccio diretto, spesso al centro di polemiche, e per il suo stile amministrativo improntato alla “tolleranza zero”, in particolare su temi come criminalità e immigrazione. Questo atteggiamento gli è valso il soprannome di “sceriffo”.
Le reazioni istituzionali
Il sindaco in carica di Treviso, Mario Conte, ha commentato: “Un riferimento importantissimo per valori e capacità”, sottolineando l’impatto avuto da Gentilini nel trasformare il ruolo del sindaco in Italia, portandolo “fuori dal palazzo e in mezzo alla gente”.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, lo ha definito un “modello”, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, ha parlato di un “grande amministratore pubblico”.
Un’eredità politica e civica
Gentilini ha lasciato un’impronta duratura nella storia amministrativa di Treviso e della politica veneta. La sua figura ha rappresentato, per molti, l’essenza della “trevigianità” e un legame diretto con la cittadinanza. La sua eredità continua a influenzare il modo di concepire la gestione locale e la relazione tra istituzioni e cittadini.
I principali eventi della carriera di Giancarlo Gentilini
Giancarlo Gentilini è stato una figura centrale della politica trevigiana e nazionale, noto per il suo stile diretto e per le posizioni spesso controverse. Di seguito i principali eventi che hanno segnato la sua carriera:
- Elezione a sindaco di Treviso (1994)
Gentilini viene eletto sindaco il 5 dicembre 1994, sconfiggendo al ballottaggio il candidato del centrosinistra Aldo Tognana. Da subito si distingue per un approccio improntato alla “tolleranza zero” su criminalità e immigrazione, guadagnandosi il soprannome di “sceriffo”. - Primo e secondo mandato da sindaco (1994-2003)
Durante i due mandati, Gentilini si fa notare per iniziative simboliche e provvedimenti forti, come la rimozione delle panchine davanti alla stazione per scoraggiare la presenza di immigrati e la segnalazione con teschi degli incroci più pericolosi. Il suo stile amministrativo e comunicativo suscita ampie discussioni a livello locale e nazionale. - Ruolo di vicesindaco (2003-2013)
Terminato il secondo mandato, non potendo ricandidarsi per legge, Gentilini viene eletto consigliere comunale e nominato vicesindaco sotto il sindaco Gian Paolo Gobbo. Anche in questa veste mantiene un ruolo di primo piano nell’amministrazione cittadina e nella politica locale. - Provvedimenti controversi e condanne
Nel 2004 promuove un’ordinanza che vieta ai cani l’accesso a parte del centro storico, poi sospesa dal TAR. Gentilini è stato condannato in primo e secondo grado per istigazione all’odio razziale, in particolare per dichiarazioni contro immigrati e omosessuali, con il divieto di tenere comizi pubblici per tre anni; la difesa ha presentato ricorso in Cassazione. - Candidatura a sindaco nel 2013 e attività successiva
Nel 2013 si ricandida a sindaco, sostenuto anche da Lega Nord e PdL, ma viene sconfitto al ballottaggio da Giovanni Manildo. Rimane comunque consigliere comunale di opposizione e continua a essere un punto di riferimento per una parte dell’elettorato. - Ultimi anni e sostegno a Mario Conte (2018)
Nel 2018 sostiene la candidatura di Mario Conte a sindaco di Treviso, presentando una lista civica in tandem con Luca Zaia. Ottiene l’11,39% delle preferenze, eleggendo cinque consiglieri, tra cui se stesso. - Attività fino al 2023
Gentilini resta attivo come consigliere comunale fino al 2023, mantenendo un ruolo di rilievo nella politica locale e continuando a essere una figura di riferimento per la Lega Nord e per la città di Treviso
Giancarlo Gentilini ha rappresentato una figura centrale nella storia della Lega Nord, contribuendo in modo significativo alla costruzione dell’identità politica e mediatica del partito tra gli anni ’90 e 2000. Il suo operato ha lasciato un segno nelle dinamiche locali e nazionali, influenzando il linguaggio e l’approccio politico del movimento.
Il “sindaco sceriffo” e l’impronta sulla sicurezza
Gentilini ha interpretato il ruolo del sindaco in chiave simbolica, rappresentando l’idea di ordine e controllo che la Lega Nord ha portato avanti in quegli anni. Il suo modello, definito spesso come quello del “sindaco sceriffo”, si è contraddistinto per una politica di “tolleranza zero”, soprattutto contro immigrazione clandestina e degrado urbano. Il suo linguaggio diretto e provocatorio ha contribuito a rendere più accessibili al pubblico le posizioni anti-establishment del partito.
Una visione federalista, ma nazionale
Gentilini ha sostenuto una forma di federalismo pragmatica, prendendo le distanze dalla linea secessionista adottata dalla Lega nel 1996. Si è definito «federalista italiano», criticando la deriva indipendentista e contribuendo così a posizionare la Lega come forza di governo nazionale. La sua posizione ha favorito una maggiore accettazione del partito anche al di fuori dei confini storici del Nord.
Radicamento nel territorio veneto
La sua lunga esperienza da sindaco di Treviso ha rafforzato il radicamento della Lega Nord nel Nord-Est, in particolare nel Veneto. Le sue politiche identitarie e localiste sono diventate un modello replicato in altri comuni. Questo ha consolidato la presenza elettorale della Lega nella regione, trasformando Treviso in un laboratorio politico per il partito.
Polemiche e visibilità mediatica
Gentilini è stato anche al centro di numerose controversie mediatiche. Alcune sue dichiarazioni, come «vestirli da leprotti e sparare» riferita agli immigrati o «pulizia etnica dei culattoni» sugli omosessuali, hanno attirato l’attenzione pubblica e acceso il dibattito nazionale. Questi episodi hanno avuto un impatto sul linguaggio politico italiano, contribuendo alla diffusione di tematiche sovraniste e alla loro integrazione nel discorso pubblico.
Rottura con la Lega
Il percorso politico di Gentilini si è concluso con una frattura netta. Il saluto fascista in consiglio comunale del 2012 e successive condanne per istigazione all’odio razziale hanno segnato un distacco crescente con la leadership della Lega. Nel 2017, dopo oltre vent’anni di militanza, è stato ufficialmente espulso dal partito.
Un precursore dello stile Salvini
Nonostante la rottura, l’impostazione politica di Gentilini ha anticipato alcune dinamiche poi fatte proprie dalla Lega guidata da Matteo Salvini: un linguaggio diretto, politiche identitarie, forte presenza mediatica. Tuttavia, Gentilini ha mantenuto un profilo più radicale e locale, differenziandosi dall’evoluzione nazionale del partito.
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