Il 9 ottobre 1963 segna una delle pagine più tragiche della storia italiana: il disastro della diga del Vajont. Alle 22:39, un’enorme frana di circa 270 milioni di metri cubi di roccia si staccò dal Monte Toc, precipitando nel bacino artificiale sottostante. Questo evento catastrofico generò onde alte oltre 250 metri che devastarono i paesi circostanti, in particolare Longarone, causando la morte di circa 1.917 persone, di cui molti mai ritrovati.

Le Cause della Catastrofe

La costruzione della diga del Vajont, alta 261 metri e progettata per contenere un volume d’acqua di circa 150 milioni di metri cubi, avvenne in una zona geologicamente instabile. Nonostante i segnali premonitori, come frane e movimenti del terreno già notati prima del disastro, le autorità non adottarono le necessarie misure di sicurezza. Tre errori fondamentali furono identificati da una commissione d’inchiesta: la scelta della posizione della diga, l’innalzamento del livello dell’acqua oltre i limiti di sicurezza e la mancanza di un allerta tempestivo per evacuare le popolazioni a rischio.

Il Momento del Disastro

La frana si staccò da un fronte lungo due chilometri e mezzo, scivolando nel lago a una velocità impressionante di circa 100 km/h. L’impatto generò un’onda anomala che superò la diga, allagando Longarone e altri centri abitati nella valle del Piave. In pochi minuti, interi borghi furono spazzati via, lasciando dietro di sé distruzione e morte.

Le Conseguenze

Oltre alla tragica perdita di vite umane, il disastro causò enormi danni materiali. Le stime parlano di circa 900 miliardi di lire in danni economici, con la distruzione di 895 abitazioni e 205 unità produttive a Longarone. La tragedia ebbe ripercussioni durature sulla comunità locale e sull’intera nazione, sollevando interrogativi sulla sicurezza delle infrastrutture idrauliche in Italia.

La Memoria della Tragedia

Ogni anno, il 9 ottobre è un momento di commemorazione per le vittime del Vajont. Cerimonie e eventi vengono organizzati per ricordare non solo le persone che hanno perso la vita ma anche per riflettere sulle lezioni apprese da questa tragedia. La diga del Vajont rimane un simbolo della necessità di rispettare l’ambiente e delle conseguenze devastanti che possono derivare da decisioni imprudenti in materia di ingegneria e gestione del territorio.In conclusione, il disastro del Vajont non è solo una tragedia storica; è un monito continuo sull’importanza della sicurezza e della responsabilità nella progettazione delle infrastrutture. La memoria delle vittime vive nel cuore della comunità e nella coscienza collettiva dell’Italia.

Di Sergio Capretta

Presidente e direttore responsabile di Valdo Tv, Organizzazione Giornalistica Europea Giornalista indipendente. European Journalist GNS Association - International News Agency Esperto nel settore dei media online e videomaking. Esperto in editing non lineare, social media, video, Web e programmazione.

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