Cinque associazioni del Bassanese hanno espresso la loro opposizione al progetto di costruzione della diga sul Vanoi, situata al confine tra Trentino e Veneto. L’idea di questa diga risale agli anni Venti del secolo scorso, ma solo recentemente il progetto è stato ripreso e aggiornato. La proposta è discussa da decenni come una possibile soluzione per contrastare la siccità, fenomeno che ha colpito duramente la regione durante le ultime estati. Tuttavia, permangono dubbi significativi riguardo alla fattibilità e alla sicurezza dell’infrastruttura.
Paola Facchinello, membro del direttivo del Centro Romano Carotti, ha sottolineato che già esiste una mobilitazione popolare contro la diga, supportata anche dalla diffida del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Quest’ultimo ha esortato il Consorzio di Bonifica Brenta a non proseguire con il progetto. “La Provincia autonoma ribadisce in maniera concreta la propria ferma posizione di contrarietà e si dice pronta a passare alle vie legali se non ci saranno passi indietro da parte dei promotori dell’iniziativa”, ha dichiarato Fugatti. Ha inoltre aggiunto: “Siamo assolutamente contrari, come abbiamo più volte precisato, a questo progetto che viene promosso in aperta violazione delle competenze della Provincia autonoma di Trento”.
Da Bassano del Grappa, un nuovo comitato formato da cinque associazioni ha preso posizione contro il progetto. Le associazioni coinvolte sono: Associazione Acqua Bene Comune Vicenza, A.RI.A Bassanese, Associazione Bassanese per il Rispetto Ambientale, Centro di Iniziativa Politico Culturale Romano Carotti, Consulta per l’Ambiente di Rosà e Italia Nostra, sezione di Bassano del Grappa. Queste organizzazioni chiedono che la questione venga discussa pubblicamente e che si esplorino alternative alla costruzione della diga.
Facchinello ha posto l’accento sul fatto che la necessità della diga è legata all’irrigazione delle zone a valle, sollevando interrogativi sull’uso dell’acqua in quelle aree. “Perché abbiamo bisogno di una diga? – esordisce Facchinello – per poter irrigare a valle. Allora c’è tutto il discorso sull’uso dell’acqua che si fa a valle, il tipo di irrigazione, il tipo di cultura che si fa a valle e quindi su questo vorremmo che anche i bassanesi riflettessero. Non è che sempre la montagna deve pagare per la pianura, ma la pianura dovrebbe fare una riflessione su quelle che sono forme alternative”.
Le preoccupazioni sollevate dalle associazioni e dalle autorità locali mettono in evidenza la complessità del tema, che richiede un attento esame delle soluzioni proposte e delle loro implicazioni ambientali e sociali.