L’ape mellifera della sottospecie “Carnica”, allevata da secoli in Veneto, è oggi minacciata da una stortura burocratica che ne limita l’area di impiego nel Nord Est. A lanciare l’allarme è l’Apat del Veneto, associazione che riunisce 1.350 apicoltori con 27.000 alveari, che sta portando avanti una battaglia per la revisione delle disposizioni che stanno restringendo l’impiego dell’ape Carnica. La questione al centro del dibattito riguarda il decreto ministeriale n.0614768 del novembre 2022, che ha rivisto i requisiti per l’ammissione ai contributi comunitari destinati all’acquisto delle api di razza “Carnica”, ridisegnando di fatto l’area geografica che può beneficiarne. Il Veneto è stato così tagliato in due, con un notevole danno per il settore apistico, sia nel campo dell’allevamento che del commercio di api e prodotti dell’alveare.
“Finora tutti gli apicoltori veneti potevano godere del sostegno per allevare l’ape “Carnica”, la più adatta al nostro contesto, per la produzione e la vendita del miele e delle altre produzioni dell’alveare, nonché per l’allevamento e la fornitura a livello imprenditoriale di fuchi, regine e operaie a quanti vogliono avviare un’attività. Ora non è più così – commenta Stefano Dal Colle, presidente Apat Veneto – gli apicoltori delle province di Treviso e Vicenza, che intendono continuare a lavorare con la Carnica, si vedono costretti a rinunciare ai contributi europei. Si salva solo la provincia di Belluno per il fatto di essere al confine con l’Austria, dove la Carnica viene allevata in purezza e quindi questa vicinanza consente “per estensione” anche il riconoscimento dei fondi a Belluno“.
Ad oggi, su 70.000 alveari presenti in Veneto, 13.000 sono allevati a Carnica, di cui 3.600 solo in Provincia di Treviso. L’Apat del Veneto ha suggellato la propria istanza con alcuni dati storici e censimenti della Banca dati dell’Anagrafe Apistica Nazionale, che dimostrano come la Carnica sia ormai “naturalizzata” in Veneto e che la sua presenza sia documentata dai tempi della dominazione austro-ungarica, in particolare nelle province di Treviso e Belluno, fino all’altopiano di Asiago nel Vicentino.
Sabato mattina, 29 aprile, all’apicoltura Marcon di Volpago del Montello (TV), l’incontro con il senatore bellunese Luca De Carlo, presidente della 9a commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, con il quale è in corso un fitto dialogo per condividere il problema e arrivare quanto prima a una rapida soluzione.
“Sono fiducioso che si possa arrivare presto alla risoluzione del problema, dato che non si tratta di un capriccio di noi veneti – Prosegue Stefano Dal Colle – Si fa fatica a comprendere come un’ape assolutamente locale non venga considerata tale solo perché si chiama “Carnica”. I fatti dimostrano che essa si è adattata bene nelle nostre zone, sia per produttività, sia per l’utilizzo da parte dell’uomo, anche nelle attività di fattoria didattica e formazione degli apicoltori, visto che è meno aggressiva di altre specie. Cercheremo di riportare al buon senso la norma”.
È importante conoscere la situazione riguardante l’allevamento dell’ape Carnica; la questione è al centro del dibattito a livello politico e l’Apat del Veneto sta portando avanti una battaglia per la revisione delle disposizioni che limitano l’area di impiego dell’ape. La presenza dell’ape Carnica in Veneto è ormai documentata da secoli, e la sua importanza per il settore apistico è notevole.