Il Prosecco sbarca su Netflix con una produzione che vede coinvolte le tre Denominazioni. Secondo la Confraternita messaggi confusi, superficiali e dannosi per il territorio della DOCG. Qui di seguito la nota della Confraternita di Valdobbiadene al riguardo.
La promozione di un territorio e del suo prodotto, laddove il messaggio sia impreciso e confuso, non solo può risultare ingannevole, ma addirittura rischia di produrre effetti svantaggiosi, specie sul lungo periodo. Comparire su una piattaforma come Netflix, dov’è in onda da qualche settimana una nuovissima serie tv intitolata “Odio il Natale”, targata Lux Vide, in linea teorica non può che avere risvolti positivi, tuttavia, nel caso specifico e per come è stata gestita la comunicazione, distorce la realtà. Se è vero che nei film e telefilm (parafrasando Gigi Proietti) “tutto è finto, nulla è falso”, allora è necessario soffermarsi sulla narrazione di un territorio che viene presentato al grande pubblico come privo di differenze. Superficialità? Perversa macchinazione?
Di fatto la nota stampa ufficiale mette in rilievo che “per la prima volta Sistema Prosecco e Regione del Veneto hanno portato avanti congiuntamente un grande progetto di branded content volto a rafforzare il binomio Prosecco-territorio, celebrando i luoghi di produzione delle tre Denominazioni e degli altrettanti consorzi: Consorzio del Prosecco DOC, Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG e Consorzio DOCG Asolo Prosecco”. Nulla da eccepire sulla bontà dell’idea, ma mischiare tre territori distinti – e i vini di tre diverse Denominazioni – non può che andare nella direzione sbagliata, vale a dire quella dell’omologazione e della generalizzazione, contro le quali da tempo si è espressa la maggior parte dei produttori della DOCG e, nello specifico, la Confraternita di Valdobbiadene: “Ancora una volta – afferma il Gran Maestro Enrico Bortolomiol – siamo costretti a intervenire su un tema annoso e controverso, per la difesa della Denominazione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, di nuovo al centro di una campagna mediatica che sembra puntare sempre nella medesima direzione, ovvero la creazione di un ‘sistema Prosecco’ sciolto dai connotati del territorio che lo identifica, sia geograficamente che storicamente”.
Per la Confraternita il Consorzio di Tutela DOCG dovrebbe finalmente fare una scelta di campo, chiara e inequivocabile, facendo seguire alle ripetute rassicurazioni verbali anche i fatti. Partecipare al progetto Netflix senza tutelare in modo serio e autorevole l’immagine del territorio del Conegliano Valdobbiadene, pare non essere stata la migliore delle strategie di marketing: “Desideriamo ribadire il concetto – prosegue Bortolomiol – che i nostri produttori vogliono essere padroni della propria Denominazione, il che implica la secolare tradizione enoica e, non ultima, la coltivazione eroica delle Colline riconosciute Patrimonio dell’Umanità”. Nella serie tv, e negli spot che la promozionano, invece – e per esplicita ammissione dei presidenti dei Consorzi che parlano di operazione di marketing congiunta – il messaggio generale e generalista, forzatamente appiattito, riguarda le semplici “bollicine venete”, cui vanno aggiunti i set di ripresa che non distinguono i territori delle Denominazioni, in barba alle peculiarità di ciascuno, quasi a voler distribuire valore a chi ne ha meno, togliendolo a chi ne ha in abbondanza.
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