Il 2 novembre 1975 Pier Paolo Pasolini viene trovato morto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia.
Colpito ripetutamente e poi schiacciato dalla sua stessa auto, che gli ruppe la gabbia toracica, il corpo fu scoperto alle 6.30 del giorno dopo.
Regista cinematografico, intellettuale, scrittore, poeta, giornalista, polemista, filosofo e drammaturgo: Pasolini è stato uno degli artisti italiani più versatili del ventesimo secolo.
Pasolini fu anche una delle figure più controverse del secolo scorso, che divise costantemente, tra cultori della sua poetica e detrattori, tra chi lo osannava e chi invece sminuiva il suo lavoro.
A poca distanza dal quel luogo dove venne ritrovato esanime, è sorto il Parco letterario a lui dedicato dove oggi, ancora una volta, è stato commemorato, davanti al monumento funebre a lui dedicato dall’artista Mario Rosati.
Nato il 5 marzo 1922, visse dapprima a Casarsa in Friuli con la madre e il fratello, che morì partigiano. Insegnante, per sfuggire allo scandalo provocato dalla pubblica denuncia di “corruzione di minori” legata alla sua omosessualità, che gli costò anche l’espulsione dal partito (il Pci), nel 1950 si trasferì a Roma.
Li aveva imparato a conoscere la Roma di periferia, le campagne, il degrado. Alcuni titoli delle sue opere la rappresentano: ‘Ragazzi di vita’, ‘Accattone’, ‘Mamma Roma’, “Bestemmia”, ‘Medea’, ‘Uccellacci e uccellini’.
Pasolini combatte le sue ultime battaglie contro i tabù sessuali; argomenti che ispirano la cosiddetta “trilogia della vita”: Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972), Il fiore delle mille e una notte (1974).
Ma sarà una battaglia tragica che Pasolini si accorge di aver perso già nel momento in cui prende atto che anche le cose a lui più care, il mondo che più amava, è compromesso con la società borghese sempre più imperante: una visione senza futuro che, venata da violenza e sangue, rappresenterà in Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), il suo ultimo film considerato da molti come un vero e proprio testamento.
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