Negli articoli precedenti abbiamo discusso del rapporto fra Coronavirus e disabilità, ovvero come l’emergenza impatti negativamente nella vita di questa categoria di persone, già provate da una discriminazione sociale.
Problema ancora più grave quando la disabilità non è di tipo fisico, ma cognitivo. In questo caso, si aprono scenari totalmente diversi perché manca, a vari livelli, la capacità di comprendere le dinamiche che hanno portato a un cambiamento radicale delle nostre vite.
Come ci spiega Carlotta Majorana, Rappresentante Legale del Presidio Riabilitativo “L’incontro”, Campobasso.
“L’emergenza sanitaria in atto ha aggravato ulteriormente le disparità sociali. Chi dice che ha agito come un livellatore sociale non si rende conto che, lungi dall’aver azzerato le discriminazioni e le differenze, le sta riflettendo, le sta rispecchiando fedelmente, e chi se la passava male prima – come i disabili – è condannato a passarsela peggio. Per un autistico grave, incapace di processi di astrazione, la situazione non è spiegabile perché non è comprensibile. La deprivazione relazionale vissuta da disabili e caregivers si è aggravata da un giorno all’altro, senza che i diretti interessati – i disabili – disponessero di strumenti per comprenderlo.
Pertanto, la salvaguardia, anche parziale, della routine di un disabile (che non rappresenta un’abitudine più o meno piacevole o rassicurante, ma il principale riferimento identitario in un mondo che per loro segue una decodifica diversa in cui la capacità di astrazione non è contemplata) dovrebbe essere tra gli obiettivi principali di una politica sociale decente. Le deroghe vanno istituzionalizzate, comunicate con trasparenza, in primo luogo alle forze dell’ordine, ma anche al resto della popolazione.
Un mondo a misura di disabile è un mondo accogliente per tutti, in questi tempi di rivalutazione delle scelte e delle scale di valori, è imperativo tenere in gran considerazione questo punto di vista. Altrimenti è inutile baloccarsi su quanto la vita cambierà, se alcuni hanno opportunità e possibilità che per altri sono precluse, non cambierà esattamente nulla.“
Non si comprende che le concessioni fatte ai disabili non sono privilegi, ma necessità reali di patologie comportamentali incompatibili con una lunga permanenza sedentaria e in spazi chiusi, come dichiara l’Istituto Superiore della Sanità.
Mario Conte, primo cittadino di Treviso, ha avuto la capacità di comprendere la situazione, allentando le misure restrittive sulla mobilità per le famiglie con figli autistici.
Ma proprio sul “tema passeggiata” il popolo italiano è riuscito a dare il peggio di sé stesso: oltre ad atteggiamenti violenti, come segnalato in più casi, è stato instaurato un tribunale nei confronti dei disabili, costretti, come nel caso degli autistici, ad uscire “marchiati” con un nastro blu.
E così si perpetua il meccanismo da cui nasce la discriminazione del “diverso”.
Articoli precedenti:
Disabilità: come il Coronavirus accentua le discriminazioni
Coronavirus: le misure di contenimento viste dai disabili
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