«Dovresti smettere di bere prosecco per motivi etici?». Si intitola così l’articolo del quotidiano britannico “The Guardian” che cita uno studio dell’Università di Padova sull’impatto della produzione bollicine sull’ambiente.
«Il consumo di suolo sulle colline venete è causato per tre quarti dalla produzione di prosecco». Il Guardian cita l’esperto di suolo Chris Collins, secondo il quale, «un tale tasso di consumo è insostenibile. Rappresenta una cattiva notizia sia per le vigne, sia per l’ambiente circostante».
«Quanto più terreno si può lasciare in situ, meglio è in termini di sostanze nutritive», afferma Collins, che coordina il programma di sicurezza del suolo del Regno Unito. Inoltre, la coltivazione del prosecco in collina «rende costoso il trattamento delle acque» e «può portare pesticidi a valle». Il Guardian ricorda che la produzione di vino bianco frizzante è fortemente aumentata negli ultimi anni (circa 370 milioni di bottiglie all’anno) e domanda: «dovremmo smettere di berlo?». A rispondere è lo stesso Collins: «No, dovremmo gestire meglio i nostri vigneti», afferma. Come? Attraverso la piantumazione di erba e siepi, che potrebbe ridurre l’erosione del suolo fino a tre volte.
Non si è fatta attendere la risposta di Coldiretti Veneto che afferma: «Il Prosecco prima faceva sbriciolare i denti ora fa franare le colline – ha dichiarato il presidente Daniele Salvagno – : la verità è che con la Brexit si rafforza lo spirito protezionista della Gran Bretagna e sparlare del vino più stappato dagli inglesi è ormai uno sport. È un costume diffuso per screditare le bollicine del Nord Est – prosegue il presidente di Coldiretti – che sono comunque tra le più apprezzate in Inghilterra considerato che il prodotto simbolo del Made in Italy ha raggiunto vendite nel 2018 pari a 350 milioni di euro secondo le stime e un aumento in valore del 6% rispetto all’anno precedente»
Fonte: https://www.vvox.it