#Veneto – “Zamberletti è l’icona, il simbolo stesso della Protezione Civile. Da oltre quarant’anni si scrive Zamberletti e si legge Protezione civile”. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, si fa interprete del cordoglio dei volontari della Protezione civile e di tutti i veneti per la scomparsa di Giuseppe Zamberletti, il fondatore della Protezione civile in Italia. Primo commissario straordinario per l’emergenza in occasione del terremoto del Friuli del maggio 1976, quando il parlamentare che aveva firmato nel 1970 la prima legge nazionale sulla Protezione civile si trovò a ‘inventare’ e coordinare il prima sistema organizzato di soccorso e intervento nelle grandi calamità, Zamberletti ha legato per sempre il suo nome ai grandi terremoti che sconvolsero l’Italia (prima il Friuli e poi l’Irpinia nel 1980) e all’organizzazione moderna della macchina dei soccorsi e della ricostruzione. “Zamberletti fu un uomo di grande coraggio e lucidità – sottolinea Zaia – perché seppe fare dello slancio solidaristico una istituzione, coniugando il volontariato spontaneo con le regole e la disciplina di un corpo organizzato. Ha creato un modello, mutuato dai corpi municipali dei vigili del fuoco volontari, che si è rivelato un esempio moderno di efficienza e di efficacia, capace di interpretare la parte migliore del nostro senso civico e di appartenenza ad una comunità”.
“Per noi veneti, coinvolti così da vicino nella catastrofe del Friuli, Zamberletti resta un esempio di determinazione e di modernità, un uomo delle istituzioni capace di trasformarle dall’interno e dare allo Stato l’efficienza di una buona organizzazione ma soprattutto l’anima di una comunità vicina e solidale”.
“Nel momento del cordoglio gli rendiamo omaggio con un grazie speciale – conclude Zaia – perché se oggi il Veneto dispone di un sistema organizzato di prim’ordine, che ha dato prova nelle grandi calamità locali e nazionale, di saper intervenire con prontezza e grande professionalità per salvare vite e mettere in sicurezza case, paesi e patrimoni culturali, lo dobbiamo alle intuizioni del commissario Zamberletti”.